A chi vince io darò una pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome nuovo

Pregate mai i salmi alla mattina? Io sono passato dal leggerli al declamarli a bassa voce per farli penetrare ancor più nelle profondità del mio cuore. Dicono parole così vere, così belle, parole di luce per illuminare la nostra luce, la luce del nostro io, la luce della nostra persona, affinché sia luce che possa illuminare altre persone.
Dicono parole che precedono la nostra, parole che Dio ci ha dato per pregare Lui affinché ci doni Sé Stesso.
C’è un brano dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo che ritorna e mi ritorna spesso alla memoria:
«A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve»
Ap 2,17
Le parole dell’uomo sono tutte metaforiche, si limitano a indicare ciò che non possono afferrare, sono analogiche, dicono, intendono, ma non afferrano; mostrano, svelano ma non posseggono il mistero dell’Essere, il mistero della creazione, della creazione continua, il mistero della Trinità.
Se così è per tutto ciò che diciamo, immagina per quella che tra le realtà più somiglia a Dio, il nostro io, la nostra persona.
Il nome che noi portiamo indica noi, indica il cuore segreto, profondo e insondabile del nostro io, ma non lo può dire, perché «lascia brillare dietro il libero svelamento come segno della verità questa ulteriore qualità di ogni verità: che nasconde in sé stessa un mistero che resta»
HUvB – Verità del Mondo
Al vincitore darò una pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome nuovo,
che nessuno conosce se non colui che lo riceve.
Io, tu, abbiamo già quel nome, siamo già portatori di quel nome avendo ricevuto di essere noi stessi da Dio, avendo ricevuto il nostro io.
Alla vittoria finale ci verrà svelato in pienezza e per tutta l’eternità diremo gli uni agli altri, doneremo gli uni agli altri, parteciperemo gli uni agli altri, come angeli, la realtà piena di questo nome, cioè la pienezza di noi stessi, rendendo così gloria e lode a Colui dal quale questo nome, la realtà piena della nostra persona, riceviamo.
Francesco Tosi: 1986 Rimini, avevo così voglia di vivere che sono nato prima di nascere (al quinto mese), poi ho continuato a nascere e rinascere nel corso della mia vita, in spirito, acqua e sangue.
Filosofo per forma mentis e formazione, letterato e Teo-filo per passione, editore digitale per professione, fanno di me un cultore del verbo e servitore della parola (altrui).
Autore di tesi di laurea su un cardinale della Chiesa Cattolica, ex gesuita, von Balthasar, e su un letterato anglicano, Lewis che hanno in comune una visione teo-drammatica dell’esistenza, sto ultimamente dilettandomi nella loro revisione e pubblicazione.